Condannato alla Davis: la scelta delicata di Sinner

Scritto il 20/10/2025
da Marco Lombardo

Jannik ancora indeciso sulla partecipazione. Sa che potrebbe deludere un intero Paese

Coppa Davis oppure no? Per i giocatori di tennis è il dilemma storico dell'era Open, quella in cui sono diventati professionisti e, per forza di cose, anche un po' più egoisti. Va bene la Patria, però non si vive solo di gloria, soprattutto poi quando ti chiamano in un Paese lontano per vincere 6 milioni di dollari in soli tre match. Nessuno si scandalizzi: lo sport è solo una stagione della vita e bisogna fatturare, anche tanto come accade ora. Però per Jannik Sinner, dopo il trionfo di Riad, la presenza o meno alle Finals di Bologna diventa il prossimo passaggio cruciale, se è vero che c'è ancora chi lo ama fino a prova contraria. Che vuol dire una sconfitta o una mancata riposta alla Nazionale.

L'Italia s'è desta, dunque, anche quest'anno, nell'approssimarsi alla fase finale di novembre in cui saremo presenti di diritto: come campioni e come organizzatori. Dimenticandosi che nelle due vittorie consecutive degli anni scorsi Jannik c'era sempre, e non era scontato. Per esempio: nel 2023 divenne giornalisticamente un caso Nazionale, solo perché per superare un momento no ed evitare di rovinare la sua meticolosa preparazione decise di saltare le semifinali di Bologna. Sinner poi scoprì l'amore della gente a Torino, alle Atp Finals in cui cedette solo a Djokovic in finale, e con l'Insalatiera in mano trovò la spinta emotiva per arrivare, in Australia, al suo primo Slam. E alla redenzione della critica. L'anno scorso, nel nuovo capitolo della saga, ecco la seconda Davis consecutiva giocata allo stremo delle forze, dopo il primo trionfo tra i Maestri e solo per rispetto dei compagni di squadra e del Tricolore. Quest'anno, di nuovo, c'è un ancora e un perché: si gioca in Italia, i tifosi lo aspettano. Lui dice "non ho ancora deciso", pensando di aver saldato il suo debito. Eppure, non è così.

Gabriele Romagnoli, ieri su Repubblica, gli ha ricordato che su di lui pendono sempre tre questioni: la madrelingua tedesca, la residenza a Monte Carlo, il no a Mattarella alla visita al Quirinale (sempre per motivi di allenamento). Tanto basta per un consiglio non richiesto condivisibile, soprattutto se parlando dei soliti noti - si mette mano alle statistiche: in 19 anni Novak Djokovic ha saltato la Davis (ed era un'altra Davis) solo tre volte, e l'ha vinta una sola; Rafa Nadal l'ha giocata per 11 stagioni con 5 trionfi ma anche 3 presenze negli spareggi retrocessione; Roger Federer ha disputato 67 partite fino al 2015, quando la conquista della coppa è diventata realtà. "Giocarla è stato un peso per me - disse una volta centrato l'obbiettivo -, una delle cose più difficile della mia carriera e che mi hanno causato maggiori difficoltà nella vita. Sono felice di essere riuscito a spuntarla e finalmente di poter fare quello che mi pare". Ecco, Jannik, il sacrificio è enorme: però anche se l'hai già vinta due volte, farlo in Italia davanti al tuo pubblico potrebbe essere finalmente la stessa linea di confine. Poi, facciamo un patto: tu continui a vincere a modo tuo, noi la smetteremo di aspettarci che tu lo faccia sempre col fucile della critica spianato. Saremo sempre italiani, ma un po' meglio.