Nel Pd si allarga la frattura tra pro Pal e riformisti. Lo stop al Ddl antisemitismo, provvedimento che porta in calce la prima firma dell'ex capogruppo Graziano Delrio, viene vissuto come il salto del Rubicone. Il passo finale, che spinge ufficialmente il partito di Elly Schlein tra le braccia di Francesca Albanese e dei movimenti radicali. Graziano Delrio non è un peones, è stato a lungo il numero due del partito ai tempi di Matteo Renzi. Sconfessarlo, derubricando la sua proposta di legge a iniziativa personale, fissa un solco. L'incidente si porta dietro malumori e amarezza. Delrio non apre il fuoco contro Schlein. Ma chi gli sta vicino fa trapelare tutto lo stupore: "Se per il Pd l'antisemitismo non esiste si abbia il coraggio di dirlo chiaramente".
E poi l'affondo che arriva da Base riformista: "Schlein mette il partito a rimorchio di Avs e Verdi. Boccia e Provenzano facevano parte del governo (Conte due) che aveva approvato un documento simile alla proposta di legge Delrio. Boccia e Provenzano hanno cambiato idea?". Tra Delrio e Schlein - a quanto risulta al Giornale ci sarebbe stato un scambio di sms per il chiarimento. L'ex capogruppo dem riformista avrebbe spiegato alla segretaria l'infondatezza delle critiche mosse ma soprattutto che la proposta di legge non nasce dall'oggi al domani ma è frutto di un lungo lavoro di confronto nel gruppo parlamentare.
Lo strappo nel Pd sul Ddl antisemitismo scatena una raffica di dichiarazioni. Pier Ferdinando Casini, tra i firmatari del testo Delrio ricorda: "Ho firmato il ddl del collega Delrio e lo rifirmerei 100 volte. Proprio chi, come molti di noi, è fortemente critico verso la politica irresponsabile del governo Netanyahu, ha il dovere di mettere dei paletti chiari e netti contro una deriva di antisemitismo che solo chi non vuol vedere non vede. Questa iniziativa legislativa è un atto di civiltà che dovrebbe realizzare un'ampia unità parlamentare, altro che polemiche".
Si infila nella lite Carlo Calenda che firma la proposta Delrio. Protesta, invece, l'Unione delle comunità ebraiche italiane: "Boicottare il percorso parlamentare per una lettura selettiva e distorta della stessa definizione Ihra equivale ad eludere il problema e strumentalizzarlo per una dialettica puramente politica, o peggio ancora a porsi proprio al servizio di chi continua a favorire odio antisemita", commenta la presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni.
In direzione opposta un gruppo di intellettuali tra cui Gad Lerner, Roberto Saviano e Anna Foa che in un documento attaccano: "Riteniamo inaccettabili e pericolosi i disegni di legge oggi in discussione sulla prevenzione e il contrasto dell'antisemitismo. La sinistra tira giù la maschera.

