L'ironia di Padellaro sulla sinistra: "Chi va ospite gridava al fascismo"

Scritto il 06/12/2025
da Domenico Di Sanzo

Oggi parte a Roma la kermesse del melonismo, Giorgia chiude il 14. L'ex direttore del "Fatto" graffia

Nel romanzo di Michael Ende La Storia Infinita Atreju è un bambino orfano. Nella piccola-grande narrazione della politica la festa di FdI al via oggi a Roma, "di parte ma non di partito", è cresciuta fino a diventare una kermesse che scombina gli schemi e scardina le sovrastrutture. E, quindi, tutti a Castel S. Angelo. Pazzi di Atreju. Cantanti e attori. Sportivi e presentatori. Destra, ovviamente. Ma anche centro e sinistra. A restare fuori, per sua scelta, solo la segretaria dem Elly Schlein. Se l'appuntamento di FdI è mainstream, nella ridotta del dibattito stavolta ci è finito il Pd schleiniano. Basta dare un'occhiata alla lunga lista degli ospiti della nove-giorni meloniana per scorgere Angelo Bonelli, Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Carlo Calenda. Non mancano i giornalisti, pure alcuni tutt'altro che simpatizzanti del governo di centrodestra. Marco Travaglio intervista Guido Crosetto e Peter Gomez si confronta con Maurizio Belpietro. Sempre per restare in zona Fatto Quotidiano, tocca annotare le parole di Antonio Padellaro. Eccole, pronunciate a Radio Cusano Campus: "Tra pochi giorni ci sarà Atreju, la manifestazione di Fratelli d'Italia. Qualche anno fa era una scelta andarci e si era considerati estremisti, oggi ho visto l'elenco di chi ci va e sono tutti quelli che prima gridavano fascisti. Ci va mezzo mondo, è abbastanza divertente vedere questi nomi, ed è un paradosso". Il giornalista, poi, si tira fuori dal novero di chi considera FdI una versione, seppur riveduta e corretta, della destra neofascista in purezza: "Come si misura quindi l'antifascismo? Chi è che dice chi è buono e chi cattivo? Sappiamo benissimo che il progetto politico di FdI è un progetto per allargare il campo della destra al mondo moderato e conservatore, ma questo esempio fa capire quanto queste polemiche siano pretestuose". E Atreju, a richiamare il ragazzino della tribù Pelleverde protagonista delle pagine di Ende, è il motore del cambiamento. D'altronde il suo nome, nella lingua del popolo cui appartiene, significa "Figlio di tutti". Tutto si può dire ma la kermesse, infatti, non chiude a nessuno. Memorabile l'ospitata del comunista Fausto Bertinotti nel 2006, da presidente della Camera. La differenza è che allora non mancarono le polemiche da sinistra, ora lo scarto dalla regola è marcare visita. Sabato 13 sarà la volta di leader d'opposizione e ministri, tra cui quello greco e il commissario Ue Magnus Brunner, che discuteranno di trafficanti di essere umani con il titolare del Viminale Matteo Piantedosi. Il giorno successivo chiusura con Giorgia Meloni e i vicepremier e leader di Forza Italia e Lega Antonio Tajani e Matteo Salvini. Da cerchiare in rosso la giornata di venerdì, con la presenza del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen, ma anche l'intervista dell'ex direttore di Repubblica Maurizio Molinari all'ostaggio israeliano Rom Braslavski, prigioniero di Hamas a Gaza per 738 giorni. Dopodomani duetto tra Gianfranco Fini e Francesco Rutelli, trentadue anni dopo il duello per diventare sindaco di Roma. Antonio Di Pietro parlerà di riforma della giustizia con Carlo Nordio. A discutere di welfare, sabato, con la ministra per la Disabilità Alessandra Locatelli, il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi. Nella stessa giornata Enrico Mentana intervisterà il presidente del Senato Ignazio La Russa. Politica e oltre. Giovedì sarà la volta di Raoul Bova, mercoledì Ezio Greggio, Carlo Conti, Mara Venier. Sabato spazio allo sport. Attesi Gianluigi Buffon, la nuotatrice Carlotta Gilli e saranno premiati i coach campioni del mondo di pallavolo Julio Velasco e Ferdinando De Giorgi. In controtendenza, alla fine, spunta solo Giobbe Covatta. Atreju? "Non mi hanno invitato ma non so se ci sarei andato, probabilmente no. So che bisogna parlare con tutti, lo so, però io non ho più tanta energia per discutere", dice a Un Giorno da Pecora su Rai Radio 1. Irriducibile.