Ieri c'è stata la più grande prova del cessate il fuoco a Gaza finora. Israele ha sferrato raid aerei a Rafah nel sud della Striscia, dopo aver riferito che "terroristi hanno tirato un missile anticarro e sparato contro le truppe dell'Idf", uccidendo due soldati. Tsahal stava operando sul lato orientale della linea gialla un'area sotto il suo controllo secondo l'intesa con Hamas per distruggere le infrastrutture terroristiche nella zona. In risposta, le forze israeliane hanno lanciato attacchi mirati "per eliminare la minaccia" e smantellare tunnel sotterranei e altre strutture militari utilizzate da Hamas. I morti palestinesi, secondo l'agenzia di Protezione civile di Gaza controllata da Hamas, sarebbero almeno 33. Netanyahu ha anche ordinato la chiusura di tutti i valichi verso la Striscia e bloccato gli aiuti, che dopo le pressioni Usa dovrebbero ripartire oggi. Solo a fine giornata l'Idf ha annunciato la ripresa del cessate il fuoco.
Ma la giornata ha fatto temere il peggio. L'esercito israeliano ha sottolineato che l'offensiva di Rafah è stata "una palese violazione dell'accordo". Hamas ha replicato di "non essere a conoscenza di scontri in corso nell'area". Israele e il movimento islamista si sono scambiati accuse di violazioni del patto negli ultimi giorni. Dall'entrata in vigore della tregua si sono verificati diversi episodi di violenza tra le due parti, che sottolineano la fragilità dell'intesa.
Dopo lo scontro a fuoco, Netanyahu ha tenuto un incontro di valutazione della sicurezza con i vertici della difesa e ha quindi ordinato un potente attacco contro "obiettivi terroristici" a Gaza. Washington da parte sua ha esortato Israele a "rispondere in modo proporzionato e con moderazione, senza rompere l'accordo". Un funzionario di Hamas, Izzat al-Rishq, invece, ha accusato lo Stato ebraico di continuare a violare la tregua e di inventare "pretesti inconsistenti per giustificare i suoi crimini". Mentre il braccio armato del gruppo, le Brigate al-Qassam, ha negato di aver organizzato l'aggressione contro le truppe di Tel Aviv. "Confermiamo il nostro pieno impegno a implementare tutto ciò che è stato concordato", ha fatto sapere il movimento islamista. Axios ha reso noto che Israele ha informato in anticipo l'amministrazione Trump di voler attaccare. Ma un funzionario dello Stato ebraico ha precisato che Tel Aviv non ha chiesto il permesso di condurre i raid contro Hamas.
Anche Ben Gvir è intervenuto con parole di fuoco sull'accaduto: "Chiedo al primo ministro di ordinare all'Idf di riprendere i combattimenti su vasta scala nella Striscia. Questa organizzazione terroristica nazista deve essere distrutta completamente". Mentre il ministro della Difesa Israele ha spiegato: "Hamas pagherà un prezzo elevato per ogni colpo sparato".
Nel frattempo, alcuni organi di stampa affiliati al gruppo estremista a Gaza hanno fatto sapere che l'attacco condotto a Rafah aveva come obiettivo Yasser Abu Shabab, il leader di una milizia che opera con il supporto israeliano nella zona. Il movimento sunnita ritiene che Tel Aviv le sta deliberatamente rafforzando per sfidare la sua autorità e fomentare il caos. Senza la presenza di una robusta forza internazionale a Gaza, esiste il rischio concreto di ulteriori scontri tra fazioni palestinesi. Intanto una delegazione di Hamas, guidata da Khalil al-Hayya, è al Cairo per verificare l'attuazione dell'accordo dopo che i combattimenti di ieri stanno facendo vacillare pesantemente la tregua. E il vicepresidente americano JD Vance, l'inviato Usa Steve Witkoff e il genero di Trumo, Jared Kushner, sono in arrivo nella regione per evitare il peggio.