I guerriglieri del Ventunesimo secolo

Scritto il 20/10/2025
da Sebastiano Caputo

Gli Stati Uniti, come i sovietici prima ancora dei russi, sono sempre stati maestri in questo campo di battaglia

Ora anche il cyberspazio è diventato un campo di battaglia. Grazie a un disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati, il Ministero della Difesa (in sinergia con l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale), potrebbe contare su un vero e proprio "esercito di hacker" composto da tecnici civili che affiancheranno le forze armate. L'obiettivo sarebbe quello di presidiare il terreno della guerra ibrida per eccellenza: sabotaggi informatici, misure attive, operazioni psicologiche e cognitive. Una strategia "difensiva" e condivisa a livello europeo e atlantico, volta a contrastare "minacce" comuni che non conoscono confini geografici.

Del resto gli Stati Uniti, come i sovietici prima ancora dei russi, sono sempre stati maestri in questo campo di battaglia. Se si consulta il sito Freedom of Information Act (Foia) legato alla Cia, che garantisce l'accesso a tutti i documenti declassificati ce ne sta uno in particolare che più di tutti spiega il concetto di "guerra ibrida". Si intitola Manual Psychological Operations in Guerrilla Warfare e originariamente fu commissionato nel 1983 dall'intelligence americana ai ribelli Contras del Nicaragua, durante la guerra civile nicaraguense (1980-1990). "La guerriglia è essenzialmente una guerra politica. Per questo motivo, il suo campo di operazioni va oltre i limiti territoriali della guerra convenzionale penetrando l'essere politico per eccellenza': l'animale politico considerato come obiettivo militare della guerriglia, il punto più critico dell'essere umano è la mente. Una volta raggiunta la mente, l'animale politico' è stato sconfitto, senza necessariamente aver sparato alcun colpo", si legge nelle primissime pagine di questo vero e proprio manuale. In esso, appunto, tutta una serie di tecniche per la propaganda e di tattiche psicologiche volte ad indebolire i regimi nemici o a modificare la percezione pubblica. Gli hacker, operativi nel cyberspazio, sono diventati così i guerriglieri del Ventunesimo secolo, e secondo la nuova normativa potrebbero avere il potere di agire direttamente anche in tempo di pace. Questo significherebbe che, in caso di attacco informatico ad un ministero, un'azienda strategica o ad una rete critica nazionale, questi potranno avere licenza di "hackerare".

Padre Antonio Spadaro, sottosegretario al Dicastero per la Cultura presso la Santa Sede, che già nel 2011 scriveva di "cyberteologia", ha spiegato che seppur "nella cultura popolare, l'hacker è spesso visto come un pirata digitale, un trasgressore; nell'etica hacker autentica, quest'ultimo è un cercatore del codice profondo. È colui che non si accontenta dell'apparenza, ma entra nei meccanismi per capirli, smontarli, ripensarli". Non tanto "profeti" dunque, in grado di predire il futuro, bensì "pensatori spirituali" che possono prevederlo basandosi su una totalità di codici, dati e statistiche. E ora, cooptati e reclutati nelle Forze Armate, possono agire sui confini virtuali per difendere quelli nazionali. Sono i pirati che diventano corsari al servizio di Sua Maestà. Con le armi non convenzionali della cyber-guerriglia.