VAMPIRE, cosa è in grado di fare l’arma-modulo che rivoluziona la guerra dei droni

Scritto il 20/10/2025
da Marco Pizzorno

Il programma VAMPIRE, nato negli USA e adattato in Ucraina, rivoluziona la guerra moderna con droni modulari, economici e rapidi da schierare, capaci di attacco, difesa e guerra elettronica

La trasformazione dei paradigmi conflittuali, segnata da minacce ibride e da una crescente asimmetria operativa, ha spostato il baricentro della superiorità militare verso l’equilibrio tra capacità tecnologica e sostenibilità tattica. In questo quadro, lo sviluppo dei sistemi aerei senza pilota (Uas) e delle contromisure ad essi dedicate assume rilievo strategico, ridefinendo lo spazio aereo tattico come un dominio critico di competizione. Il programma VAMPIRE, nelle sue declinazioni occidentale e ucraina, costituisce un esempio significativo di convergenza tra modularità, efficienza economica e rapidità di schieramento. Si tratta di due sistemi ben distinti, un’architettura statunitense di contrasto ai droni e un vettore offensivo sviluppato per esigenze operative sul terreno, che mettono in luce un nuovo equilibrio strategico basato su interoperabilità, adattabilità e deterrenza distribuita.

Cosa sappiamo del VAMPIRE di L3Harris

L'architettura sviluppata da L3Harris è nata con una logica modulare, concepita per combinare capacità ISR (Intelligence, Surveillance, Reconnaissance) con armamenti di precisione. Il progetto è stato esteso per operare su più domini, terrestre, marittimo, aerotrasportato e elettromagnetico, e per essere installato su piattaforme eterogenee: veicoli leggeri, mezzi tattici, container per difesa perimetrale, unità navali senza equipaggio e piattaforme aeree. Tra le varianti, la configurazione Stalker XR aumenta la massa d’ingaggio mediante un lanciatore da dodici razzi, rispetto alla dotazione standard da quattro. L’integrazione di sensori electro‑ottici/IR avanzati, designatori laser su mast telescopici e sistemi di elaborazione intelligente ottimizza il ciclo di acquisizione, classificazione e ingaggio, riducendo i tempi di reazione e il costo per bersaglio, elementi critici contro sciami di Uas tattici.

La versione base impiega come armamento di riferimento razzi guidati da 70 mm convertiti in munizioni di precisione mediante guida laser e fuzione di prossimità; questa soluzione assicura elevata accuratezza e ridotti danni collaterali, con costi unitari significativi ma contenuti rispetto ad alternative più pesanti. L’architettura è altresì predisposta per ospitare effettori alternativi, favorendo l’uso di munizionamento già presente negli arsenali del cliente e promuovendo interoperabilità logistica. La famiglia include inoltre capacità non cinetiche, contromisure elettroniche, sistemi di disturbo e, in prospettiva, armi a energia diretta come HPM, volte a degradare o neutralizzare gli Uas senza impatto fisico convenzionale. La linea di sistemi VAMPIRE si è evoluta includendo diverse varianti specializzate, ciascuna pensata per specifici contesti operativi. La versione Stalker XR è progettata per veicoli terrestri e si distingue per una maggiore capacità di fuoco e l’uso di munizioni a lungo raggio. La variante Black Wake, invece, è destinata all’ambiente marittimo e rappresenta una soluzione economica per contrastare droni e imbarcazioni veloci, installabile sia su mezzi con equipaggio che autonomi. Dead Wing è un sistema anti-drone aereo, impiegabile direttamente da velivoli in volo. Il modello CASKET è un sistema containerizzato, facile da trasportare e pronto all’uso, ideale per operazioni in aree isolate. La variante BAT è pensata per la difesa di basi e infrastrutture strategiche, combinando armi automatiche ed effetti non letali per ridurre i danni collaterali. Infine, la versione Killcode si basa sulla guerra elettronica, utilizzando sistemi di disturbo per neutralizzare le minacce senza l’impiego di munizioni convenzionali

Il VAMPIRE ucraino: drone tattico esafottero per attacco e supporto

La versione impiegata dalle forze ucraine incarna invece una concezione d’uso differente ma complementare. Si tratta di un drone multiruolo a sei rotori, progettato per missioni offensive e di supporto in scenari ad alta densità di minacce. La cellula modulare consente il trasporto di un carico utile fino a 15 kg su distanze operative dell’ordine di 20 km; il sistema integra sensori bispettrali per operazioni giorno/notte, un’antenna GNSS indipendente e contromisure anti‑JAM che ne aumentano resilienza e operatività in ambienti elettromagnetici ostili. La rapidità di impiego, formazione del personale in poche ore, e il costo unitario contenuto lo rendono un moltiplicatore di forza facilmente replicabile: impieghi tipici vanno dall’ingaggio di obiettivi statici e mobili con carichi leggeri alla posa di ordigni, al trasporto logistico tattico e all’assistenza civile in aree isolate.

Asimmetria, modularità e controllo dello spazio aereo

La coesistenza di droni d’attacco a basso costo e di sistemi anti‑drone specializzati ridefinisce la dinamica dei conflitti irregolari: l’efficacia si misura sempre più in termini di adattività ed efficienza piuttosto che di pura forza distruttiva. Questa dualità, secondo esperti, imporrebbe una ricalibrazione delle priorità operative e industriali: potrebbe essere necessario, infatti, rafforzare la resilienza delle reti C2, accelerare i cicli di aggiornamento tecnologico e potenziare la capacità di schieramento rapido di soluzioni scalabili. La diffusione di architetture modulari risponde a una domanda eterogenea dai conflitti a bassa intensità alle minacce ibride e marittime e richiede capacità produttive adeguate a garantire disponibilità su scala.

Dal punto di vista dottrinale e della politica degli armamenti, il paradigma emergente impone l’integrazione coerente di innovazione tecnologica, interoperabilità alleata e aggiornamento delle regole d’ingaggio per bilanciare efficacia militare e limitazione dei danni collaterali. L’adozione combinata di effettori cinetici e non cinetici, la standardizzazione logistica e l’impiego di sistemi autonomi di riconoscimento e targeting delineano una strada per esercitare un controllo distribuito del dominio aereo. In questo orizzonte, il VAMPIRE si configura non solo come sistema d’arma, ma come modello operativo che valorizza modularità, rapporto costo‑efficacia e adattabilità tattica per fronteggiare minacce diffuse, dinamiche e decentralizzate.